COCES E COÇONS


Cosa possiamo dire? Sicuramente che come prima opera è andata oltre le più rosee previsioni: 21 rappresentazioni in giro per il Friuli, spesso e volentieri posti esauriti e come ciliegina sulla torta alle 8 di sera del giorno di Natale del 2005, Telefriuli ne ha trasmesso la registrazione, riproponendola più volte anche nel 2006…Non siete venuti a vederla? Male! Vi siete persi due ore abbondanti di risate. Sicuramente più coinvolgenti e brillanti di 3 ore davanti all'oramai imbarazzante pochezza dei programmi TV nostrani di prima serata…sempre che non ci siano i "nostri colleghi" di Zelig a tener banco..

Come è nata la storia? Assai travagliato è stato il parto di questa commedia: durante la rappresentazione de "La gambiâl", due attori, nonché coscritti e amici di vecchia data, D'agostini Lorenzo e Picco Fabiano, si improvvisarono scrittori e commediografi. Nell'arco di 6 mesi venne alla luce l'opera che inizialmente prese il titolo di "Las coces come nò". Tante dispute, zuffe (fortuna che erano amici…) per decidere come i personaggi dovessero muoversi sul palcoscenico, qualche bicchiere per ritemprare lo spirito e molte discussioni al fine di riuscire a rimanere nel plausibile (fosse stato per gli autori, il teatro sarebbe durato 2 ore, tutte impegnate dai figli che si sbaciucchiavano...). L'opera venne presentata ad alcuni attori, ma per mancanza di tempo e organizzazione, e a volte per abbondanza di negligenza o sfiducia, nessuno la lesse o le diede particolare importanza. Esaurite le repliche de "La gambiâl" e con Napoleone ormai da mettere definitivamente in cantina, la compagnìa rimase per un periodo in una fase di stallo in quanto non trovò un opera che le si addicesse; vari testi vennero letti e vagliati, ma nessuno incontrò appieno le esigenze degli attori che desideravano uno spettacolo frizzante, che facesse ridere semplicemente, senza mai diventare volgare e con una trama che reggesse il filo dall'inizio alla fine.

Finalmente, verso la fine del 2003, qualcuno si degnò di leggere l'opera scritta dai due poveretti. L'opera piace, nonostante ci sia parecchio da lavorarci sopra. Il voto in grammatica dei due alle scuole superiori era 6 (inteso come somma dei loro voti, ndr). Si decise pertanto, di comune accordo fra gli individui della compagnia, di portare avanti il progetto: seguirono quindi tre mesi di duro lavoro di sistemazione delle parti, dei dialoghi, delle entrate e delle uscite di scena e dell'adattamento dei personaggi agli attori disponibili.

E di cosa parla sta commedia? Il tutto è molto semplice: nel 1979, in un classico paesino di campagna in Friuli, due grandi amici, Giuseppe Orsaria (Fabiano Picco) e Antonio Nadalutti (Lorenzo D'Agostini), vogliono aggiudicarsi il premio paesano per la zucca più grande, e litigano. I loro figli, Jacum (Andrea Picco) e Rose (Eleonora Peres), ascoltano il litigio di nascosto e decidono di rovinar loro le zucche poiché desiderano sposarsi e non vogliono avere i genitori in lotta fra loro. All'osteria di paese gestita da l'Ostiere (Elena Ferro) e dalla sua assistente Anute (Milena Picco), i due litiganti, uno a insaputa dell'altro, prendono accordi con l'ubriacone del paese, Vigj (Davide A. Zanini), ognuno per rovinare la zucca del rispettivo contendente. Il risultato è che Vigj, in preda ai fumi dell'alcol, sbaglia orto, e fa crescere a dismisura la zucca di Pieri (Luca Picco), involontario concorrente che, suo malgrado, vince il concorso, scatenando l'ira dei due principali concorrenti; questi ultimi, non potendo partecipare per le zucche rovinate, in preda alla rabbia si confessano l'un l'altro l'imbroglio teso, prendendosela poi con Vigj per il suo errore svelato dal rintronato e anziano nonno (Francesco Picco). Le mogli dei due, Marcella (Francesca Cescutti sostituita poi da Paola Pittonet e Milena Picco) e Cesire (Elena Ferro) cercano di fare chiarezza fra padri e figli, risolvendo il tutto con la notizia del matrimonio. concludendo così nel migliore dei modi la vicenda.

Va così in scena per la prima volta "Coces e coçons" venerdì 12 novembre 2004 (durata 2 h e 20', suddivisa in 3 atti, ndr), dopo 1 anno di lavoro della compagnìa e a 4 anni dall'inizio della stesura.



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