UNE SBLANCJADE DI PASCHE

Correvano gli anni novanta e la compagnia teatrale di Flaibano, ancora agli inizi della sua attività artistica, si chiamava “Tant par scomencjà”. La commedia rappresentata s'intitolava “Une sblancjade di Pasche”, e raccontava la storia di un timido seminarista che improvvisamente, dopo l'incontro con una donna un po' troppo provocante ed un ridicolo incidente con della calcina, rinuncia alla sua vocazione per dichiarare il suo amore ad una giovane ragazza. Dei bravi attori che hanno partecipato a questo teatro è rimasto nell'attuale gruppo solo Alberto, che ora ricopre il ruolo di tecnico luci-audio.

IL PALISSON DAL MARTAR

Questa divertente commedia racconta la storia di una famiglia di contadini friulani, il cui capofamiglia è indaffarato nella lotta contro una figlia troppo moderna, un futuro genero veramente antipatico e, per di più, una faina fin troppo affamata di galline!
Con la faina si sono esibiti Alberto, Amos, Brunella, Denis, Luigi, Marzia, Mauro, Sandrina, Silvia oltre a Paola, Francesca ed Elena; in questa occasione per queste ultime è iniziato il lungo cammino sulle scene: per loro si può parlare, quindi, di un vero e proprio “battesimo artistico”!

LA GAMBIAL

Ecco uno dei maggiori successi della nostra compagnia teatrale: sì, proprio una cambiale! Ma non parlatene a siôr Santin, che ancora deve superare lo choc… Caduto in rovina, deve fronteggiare gli attacchi, da una parte, della banca e, dall'altra, di un personaggio un po' dubbio ma molto GAYo… insomma, il povero Santin, in entrambi i casi, si aspetta di prenderlo proprio in quel posto… Ma per fortuna c'è il lotto! E si sa, un terno non ti risolve tutti i problemi, ma ti rende sicuramente un po' più tranquillo!
In questa occasione, per Fabiano, Davide e Lorenzo arriva il debutto sul palcoscenico!

NAPOLEONS TAL CORMOR

E con Napoleons tal Cormôr Eleonora e Milena calcano le scene per la prima
Commedia in tre atti.
La vicenda si svolge nel 1960 a Pradisùt, un piccolo paese vicino al Cormôr, dove vive modestamente la famiglia di Tite.
Il presente del protagonista si divide tra il focolare domestico, vicino a sua moglie Caruline e la figlia minore Jole, e il paesaggio campestre del Cormôr, dove s'intrattiene in immaginarie conversazioni con Napoleone Bonaparte.
Duro lavoro e tre figlie da mantenere: questa era la vita di Tite fino a poco tempo prima. Accantonando qualche soldo riesce ad accasare le prime due figlie, Marie e Silvane, ma per Jole la situazione è più difficile. La misera pensione di Tite copre a stento le spese in famiglia, impedendo così a Jole di sposarsi con il fidanzato di sempre, Marc.
Tutto cambia una domenica mattina, quando durante una delle innumerevoli passeggiate nel Cormôr, Tite trova una cassa di ferro piena di antiche monete d'oro.
Temendo di dover denunciare il ritrovamento e cedere così il tesoro allo stato, la famiglia, con la complicità di Dolfo, finge una vincita al Totocalcio.
Il cambiamento di tenore di vita, la comparsa improvvisa di sconosciuti e parenti visti di rado desiderosi di condividere la ricchezza (come i generi, Bepo e Gjenio) provocano nel protagonista i comportamenti più sgarbati e scontrosi. Tite, animato da risentimento e diffidenza, litiga con il parroco, con il giudice di pace sior Mondo, con il disinteressato Marc, con Dolfo e perfino con la moglie Caruline.
Il denaro sembra aver reso la vita ancora più difficile di prima.
Sarà un'astuta giornalista di Udine a scoprire la verità sul ritrovamento del tesoro, causando l'arrivo dei carabinieri (presenti costantemente negli incubi di Tite e Caruline) per un sopralluogo nel Cormôr.
Il parroco consiglia, quindi, alla famiglia di restituire almeno la parte del tesoro non ancora spesa per evitare il peggio. Tite purtroppo non è d'accordo



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